Giovedì, 30 Gennaio 2014 08:43

La scelta del paesaggio

Scritto da 

rolindi Clément Lévy

Sugli ultimi due libri di Jean Rolin

Ormuz (2013) e Le Ravissement de Britney Spears (2011) sono i due romanzi più recenti 

di un autore che dopo L'Organisation, prix Médicis 1996, che raccontava in un modo grottesco le vicende dei militanti di un movimento rivoluzionario maoista, non è mai stato parte delle istituzioni letterarie francesi. Giornalista a Libération, ha pubblicato negli anni 2000 testi importanti che definiscono il suo stile e la sua visione: La Clôture (2002), sul maresciallo Ney e una piccola sezione del raccordo anulare di Parigi, L'homme qui a vu l'ours (2006), rassegna di 25 anni di reportage, o Un chien mort après lui (2009) sui suoi cani randagi preferiti.
L'anno scorso però, Jean Rolin ha ricevuto il Prix de la langue française, che riconosce ufficialmente il valore della sua opera.
Può sembrare strano che, in Ormuz, sia stata riconosciuta soltanto la qualità della sua lingua. Jean Rolin è ammirevole per tante altre ragioni. Sceglie i suoi soggetti nel modo più imprevedibile e ha un rapporto fantasioso con la letteratura, che gli permette di prendere in giro Marguerite Duras en personne quando si riferisce al Ravissement de Lol V. Stein (1964) mentre narra le avventure deludenti di una spia francese incaricata di sorvegliare discretamente Britney Spears, la giovane cantante dal carattere strambo, a Los Angeles. È il narratore stesso, logoro dall'attesa infinita in compagnia di paparazzi, colpito dall'incanto di ristoranti di lusso e di motel cadenti, attratto infine dalla vita scandalosa delle starlet, che viene rapito, al punto di non essere più attento ai rischi della sua missione.

Ormuz racconta una storia molto più lineare: un uomo va alla ricerca delle tracce lasciate sulle due rive dello stretto di Ormuz da un amico, Wax, che aveva il progetto di traversarlo a nuoto, ed è poi sparito. Il romanzo è quindi un viaggio negli Emirati uniti, sulla costa dell'Iran e nelle isole dello stretto. I luoghi, in questi due romanzi, sono protagonisti: le strade e i parcheggi di Los Angeles così come i porti di Khasab o di Bandar Abbas. In queste zone del mondo che non hanno niente in comune si svolgono piccole e grandi transazioni commerciali per le quali i personaggi di Rolin non mostrano interesse, mentre passano petroliere o navi da guerra e attrici, cantanti, vallette acquisiscono la fama o perdono la stima di quelli che l'avevano creata dal nulla. Il narratore, che viaggia in queste regioni per motivi man mano un po' più vaghi, pone sullo spazio circostante un sguardo distaccato e tenero, osservando gli uccelli e parlando alla buona con tassisti, nota le sue considerazioni su costumi locali, e si ricorda con affetto delle letture di Malcolm Lowry e Wilfred Thesiger.
Questi riferimenti, che sono motivati dalla coincidenza spaziale delle esperienze del narratore con la vita e gli scritti di questi autori, non sono un ornamento per menti colte: sono come la polvere che noi umani trasciniamo nella nostra scia, anche nei posti più desolati del mondo.

Jean Rolin, Ormuz, Paris, POL, 2013

Foto © Gilles Mingasson/POL

Clément Lévy su twitter: @Cremonini_VL

"Si je n'avais pas été amené quelques semaines plus tard à séjourner de nouveau à Mutrah (où la température se serait élevée entre-temps d'une bonne vingtaine de degrés), la dernière image que j'aurais conservée de ce faubourg portuaire aurait été celle du commandant jouant du cor sur la passerelle, tel que je viens de l'évoquer, cependant que le long du même quai où était amarrée la frégate, mais un peu plus loin, de gros boutres motorisés et sans grâce achevaient de charger une cargaison de vieux pneus, et qu'en retrait de cet îlot faiblement éclairé d'activité, enhardi par l'ombre qui gagnait, un couple de chiens errants (que l'on appelle ici des wadi-dogs) se faufilait à la recherche de quelque chose de comestible parmi les conteneurs empilés". (Ormuz, p. 52)

 

Ultima modifica il Giovedì, 30 Gennaio 2014 09:06