Martedì, 26 Novembre 2013 08:17

Quasi un romanzo, o forse no

Scritto da 

portadi Giusi Alessandra Falco

Spesso, senza accorgersene, li si chiama romanzi, come se le uniche storie di finzione possibile fossero romanzi.

I teorici della letteratura, a questo punto, accigliati, inizierebbero a spiegarci le differenze tra le varie categorie letterarie; i lettori, invece, inizierebbero a leggere, semplicemente, senza troppo pensare alle distinzioni formali.
È difficile stabilire se il testo della francese Gaëlle Héaulme, Les petits contretemps, sia un romanzo o una raccolta di racconti. La divisione in episodi e la varietà delle voci narranti potrebbero far pensare a una versione in stile francese di Call if you need me oppure di Hateship, Friendship, Courtship, Loveship, Marriage. E infatti, le influenze americane, tanto nello stile, quanto nella struttura narrativa sono evidenti: le storie della Héaulme nascono spesso da momenti casuali della vita quotidiana, prendono spunto da dettagli o si svolgono in quei vuoti che il tempo crea nelle vite umane. Le pause tra una vicenda e l'altra e l'alternarsi di personaggi in apparenza anonimi, ma che poi rivelano una sorprendente resistenza di fronte alle situazioni impreviste, ricordano molto l'impronta letteraria della Munro, mentre il tono secco, incline ad infliggere ferite involontarie all'interlocutore, sembra mostrare che l'autrice ha saputo fare propri i dialoghi di Carver.
Tuttavia, il percorso narrativo di Les petits contretemps segue una strada propria, che, spesso, mescola le carte e confonde il lettore, ponendolo di fronte ad un testo in trasformazione, che esita tra il ritmo sincopato dei racconti e quello più regolare di un romanzo. Sarà forse per il ritorno di alcuni personaggi o sarà per la capacità della Héaulme di creare situazioni di déjà-vu all'interno della sua stessa opera, il risultato è un testo narrativo fuori da ogni genere, nonostante le numerose eco della letteratura canonica occidentale.
Dalla cronaca in presa diretta della fine di un matrimonio al monologo sull'amore, dalla visione straniata di un ex marito che vorrebbe imporre la sua presenza ad una telefonata dai toni beckettiani, Les petits contretemps svela poco a poco la direzione del suo percorso, il filo rosso che lega le scene di vita raccontate: la riflessione sulla fine, la presa di coscienza dell'interruzione di qualcosa e la necessità di addomesticare il vuoto che ne deriva. Con ironia, con amarezza, con un silenzio doloroso; in qualunque modo, purché valga la pena di essere raccontato, e, in questo modo, consegnato già al passato.

Gaëlle Héaulme, Les petits contretemps, Paris, Buchet-Chastel, 2013