Giovedì, 05 Novembre 2015 16:26

A bout de souffle dans l'Art

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LVDO 01di Paola Checcoli

Aprire la prima pagina di Les variations d'Orsay di Manuele Fior è come se d'improvviso qualcuno ci afferrasse una mano e ci trasportasse indietro nel tempo.

La prima tavola dell'opera dell'artista italiano mostra uno squarcio parigino d'inizio Novecento e inquadra una ragazza vestita di giallo, "Odile", chiamata due volte, che esce dalla fermata della metropolitana "L'inizio".

Odile corre verso il luogo di un incontro, che scopriamo subito essere appunto la stazione all'epoca dell'Esposizione Universale nel 1900. Come Alice in paesi di altre meraviglie, tra percezioni e dubbi di abbandoni onirici, il lettore è già travolto da un racconto ispirato attraverso il tempo e la storia. Un rapido passaggio verso l'attuale Museo viene magistralmente suturato al fine di ottenere un cambio d'epoca e fornire le coordinate storiche che permettano l'accesso alle voci e ai punti di vista che Fior mette immediatamente in scena.
Uscito prima in Francia (il 17 settembre, con la casa editrice Futuropolis), poi in Italia (il 1° ottobre, con la casa editrice Coconino), Le variazioni d'Orsay è l'arte che racconta l'arte, un affresco corale di un tempio delle immagini – così viene definito nella quarta di copertina – attraverso una struttura che ricorda il fascino ipnotico de Le mille e una notte. Il progetto nasce da una collaborazione tra la casa editrice francese e i Musei d'Orsay e Louvre, per realizzare una serie di albi ispirati ai due luoghi e alle loro celebri collezioni. Per due anni Manuele Fior ha potuto impregnarsi dell'antica stazione, un tempo anche parcheggio, circo e, infine, il Museo che tutti sappiamo progettato da Gae Aulenti, immenso, scalabile, scomponibile, rinvio di echi ed emozioni non sempre facilmente gestibili.
"I disegni dipinti a guazzo di Fior esprimono il legame dell'arte del Musée ancor prima del contenuto della storia, con chiare influenze tanto di impressionisti e post-impressionisti che dell'art nouveau e dell'esperienza grafica di Toulouse-Lautrec", scrive Serena Di Virgilio su Panorama del 9 ottobre 2015. Artista tra i più affermati, dopo un percorso per città europee, Fior abita da alcuni anni a Parigi dove – destino comune a molti suoi celebri colleghi – può non solo vivere del proprio lavoro, ma anche giungere a un riconoscimento internazionale. Valgono dunque ancora oggi le parole che Giuseppe Prezzolini scrisse nel 1913: "un italiano può essere conosciuto in Svezia più facilmente attraverso Parigi che direttamente dall'Italia" (continuiamo pure a stupircene!).
Per fortuna l'opera di Fior è accessibile, dalla stessa voce dell'autore, nelle due lingue e, fino al 14 novembre, la Galerie Martel di Parigi ne espone degli splendidi disegni originali (http://www.galeriemartel.com/).
Cuore delle Variazioni è la narrazione dell'arte, della storia dell'arte, della vita di artisti, di movimenti, epoche e correnti. Immediata è la presenza dell'autore, birichino visitatore che si aggira munito di audioguida e si avvicina fin troppo alle tele. Redarguito da una stanca e annoiata custode, ci inizia a una sorta di percorso-viaggio-sogno, narrazione, dove i dipinti si animano e la storia si fa racconto dentro ad attualità di vita presente. La custode viene colta quasi subito dal sonno e sfuma in un personaggio di un celebre quadro nell'esatto momento in cui il lettore è totalmente catturato: "soprattutto conosco gli artisti, e loro mi amano, sono tutti ai miei piedi. Henri. Claude. Auguste. Paul. Edmond. Edgar".
Ormai al centro di tutto è il disegno, "la moltitudine di linee... che s'intravedono dappertutto sotto il colore", verrebbe da pensare almeno a Leonardo. Per giungervi si percorrono rilettura, rielaborazione, racconto e interpretazione, nel senso di selezione critica del sapere. Si leggono i volti e gli aneddoti, gli eventi salienti e le vite degli artisti, (dame al seguito), le scuole e le correnti, oggi istituzionalizzati, ma qui rivelati, invece, al loro grado di conquista di un riconoscimento e di un'emancipazione. Fior narra dell'incontro tra Ingres e Degas, di cui non si nascondono difetti umani e grandezza artistica, uomo e pittore di cui l'illustratore confida, nelle interviste, una personale fascinazione. I personaggi rappresentati parlano come oggi, in un misto di espressioni popolari e, nell'edizione francese, verlan. Ma uno solo è il luogo dove trovare il silenzio, il locale delle caldaie, dove solitario vola l'uccello notturno, si aggira una pantera, spazio prezioso destinato a mantenere le temperature necessarie per tutelare l'eternità delle opere e proteggerne la fragilità.
Dopo tante anime inquiete, per fortuna infine Odile si avvia alla fermata della metropolitana "La fine", lei, serena e leggera, suggerisce già, incantata, un altro luogo dove impregnarsi della potenza inebriante dell'arte.
Il museo è stato spogliato dal culto, come mai nessuno aveva fatto prima, non c'era spazio da perdere in formalità o riverenze, l'Arte, come la Vita, pretende tutto, fino in fondo, in una ricerca di sé di cui alcuni conoscono il pericolo talvolta ipnotico e ne fanno Variazioni.

Les variations d'Orsay-Le variazioni d'Orsay di Manuele Fior, (per l'edizioni francese Futuropolis, per l'edizione italiana Coconino, 2015)

immagine © Manuele Fior, Les variations d'Orsay-Le variazioni d'Orsay per l'edizioni francese Futuropolis, per l'edizione italiana Coconino, 2015

Ultima modifica il Giovedì, 05 Novembre 2015 16:32