Venerdì, 06 Dicembre 2013 09:00

L'equilibrio secondo Hubert Haddad

Scritto da 

peintredi Giusi Alessandra Falco

Che esistano solo nelle pagine degli scrittori o che siano davvero rintracciabili sulle carte geografiche, ci sono luoghi capaci di riportare ordine,

di ristabilire una parvenza di calma, di placare la furia del mondo. È da qualche parte a nord est dell'isola giapponese di Honshū che trovano uno spazio protetto i protagonisti del romanzo Le peintre d'éventail, scritto da Hubert Haddad e pubblicato di recente dalla casa editrice Zulma. Lì, nella casa-rifugio gestita dalla enigmatica signora Hison, vivono personaggi al limite del possibile, scampati a profondi dolori, a distruzioni improvvise, alla violenza che, talvolta, la vita può imporre agli uomini.
Tra la scuola quotidiana del maestro Osaki, custode del segreto della bellezza dei giardini zen e pittore di ventagli, e i ritmi della natura giapponese, Matabei cerca di ritrovare il silenzio, e di attutire, poco alla volta, il frastuono che un incidente mortale da lui provocato ha portato nella sua vita.
La scrittura di Haddad, leggera e povera di aggettivi, anche quando si misura con l'haiku, mostra che ogni equilibrio, anche quello che appare più solido, ancorato a fondali marini come una grande isola, è il risultato di un lavoro lento e paziente, che, tuttavia, basta poco per distruggere. Può succedere a causa di un amore inatteso, di una malattia o di un violento, inarrestabile maremoto. È in questo punto, nella data del 13 marzo 2011 che la lentezza della narrazione di Haddad si riversa nel presente, ma senza assecondarne la corsa. Perché Le peintre d'éventails è una storia calma, che vuole continuare al di là della sua fine.

Hubert Haddad, Le peintre d'éventail, Paris, Zulma, 2013

 

Ultima modifica il Venerdì, 06 Dicembre 2013 09:30