Venerdì, 04 Ottobre 2013 08:21

Un «canto» della condizione umana

Scritto da 

indexdi Valeria Gramigna

Il progetto di costruzione di un ponte che colleghi le due rive del Bosforo, e con esse due civiltà distanti, è un pretesto per parlare della condizione umana

e dei sentimenti che la muovono, ma anche dell'arte di raccontare, di costruire un romanzo.

La narrazione si prolunga in ponte dei sospiri per diventare una storia d'amore tragica i cui protagonisti, Michelangelo, il poeta Mesihi e la danzatrice, si rifiutano, si sacrificano, si allontanano progressivamente da una riva all'altra. I ponti tra le civiltà sono da costruire anzitutto tra le anime. I numerosi, brevi capitoli, intercalati al racconto, lasciano ascoltare la voce della danzatrice che, come Sheherazade, narra a un Michelangelo malinconico e avvilito, racconti e leggende orientali, altrettanti consigli allo scrittore per raccontare con successo la sua storia di sultani, di guerre, d'amore e di viaggio. Al pari della danzatrice androgina che sussurra nel cuore della notte leggende persiane all'orecchio di Michelangelo, Enard intona in Parle leur un canto agrodolce della condizione umana. La ricerca artistica di Michelangelo attraverso la città si traduce in una scoperta di sé, mentre la scrittura cesellata, sensuale, onirica, di questo breve, ma intenso romanzo, affascina per una inconsueta potenza evocativa che dà corpo al reale e alle sue emozioni.

« l'amour, l'amour, cette promesse d'oubli et de satiété. Parle-leur de tout cela, et ils t'aimeront [...] tu sauras que tout cela n'est qu'un voile parfumé cachant l'éternelle douleur de la nuit », p. 66-67

Mathias Enard, Parle-leur de batailles, de rois et d'éléphants, Arles, Actes Sud, 2010

Ultima modifica il Venerdì, 04 Ottobre 2013 10:48