lundi, 07 octobre 2013 19:46

Notti bianche, cervelli al buio

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notti bianchedi Matteo Majorano

Non è facile, ma, prima o poi, qualcuno deve dirlo. Ci sono appuntamenti, per così dire, culturali o artistici che si producono all'ombra di una falsa coscienza della cultura e dell'arte.

In nome della cultura e dell'arte si producono manifestazioni che di culturale e di artistico hanno ben poco. Tra le tante, per esempio, le cosiddette "notti bianche", un'etichetta tardo-romantica, all'insegna del capovolgimento cronologico, per cui ciò che accade di notte dovrebbe essere – non si sa per quale ragione – più "stimolante" e "alternativo" (certo, questo sì) rispetto a ciò che accade di giorno, e, in ogni caso, in qualche modo, il "notturno" sarebbe di per sé di natura culturale "e/o" artistica. Insomma, per questo nuovo "dogmatismo pop" di massa, non sarebbe possibile alcuna cultura o arte senza qualche stranezza (almeno cronologica), senza l'"artista maledetto", senza un minimo gesto di oscuro rovesciamento, spacciato per certificata originalità. Di qui nascono pellegrinaggi erratici di folle vocianti per le strade del centri urbani (sì, perché siamo tutti marginali, ma ci piace il posto in prima fila), in particolare nelle sparse città di questa stracca Europa, alla ricerca di "qualcosa di culturale o di artistico da vedere": insomma qualcosa per tirare la serata. Alcune metropoli "culturali" non si fanno mancare questi ludi cultural-artistico-mondani, che permettono a battaglioni intemerati di eurocentrici luogocomunisti (nel senso di ferventi sostenitori del luogo comune) di visitare un museo di notte, di "ammirare", per trenta secondi trenta al "pezzo", ardue sculture e labirintici quadri, che hanno richiesto mesi e stagioni ed anni per essere realizzati. Il momento museale consumato "tutti-insieme-in-una-notte" viene, poi, largamente inframmezzato da itinerari tra nastri accecanti di luci, da musiche in overdose di decibel, che neppure un boeing 737 chiuso in un garage produrrebbe, da inflorescenze pirotecniche, da contorcimenti acrobatici di strada, importati dritti dritti dal magico mondo della banlieue, da funambolismi su fili tesi tra la torre dell'orologio e la quarta guglia del municipio, da proiezioni mute di video creativi, dove un topo osserva circospetto un'ametista.
E in genere sapete come finisce la "notte-bianca"? Con una inesausta libagione, consumata con sapiente impiego di birra (possibilmente nazional-popolare) e vino locale (che è sempre il migliore). Anche questa è cultura. Anche questa è arte. Il mal di testa comatoso del giorno dopo, no.

Last modified on lundi, 05 octobre 2015 15:03