Milo Noirlac sta morendo di aids in un letto d'ospedale, assistito dal suo compagno, il regista newyorkese Paul Schwartz, che sogna un ultimo progetto comune: la sceneggiatura di un film da scrivere insieme, sulle tracce della straordinaria vita di Milo, per ritrovarne le radici, dall'Irlanda al Canada.
Dal dialogo tra i due nasce una storia polifonica a tre voci che attraversa, dietro i destini incrociati di tre personaggi, non solo tre generazioni di una famiglia, ma anche l'evoluzione di una società in un secolo di storia tra Vecchio e Nuovo Mondo. Scandita dal ritmo e dal rituale della "capoeira", una danza-combattimento afro-brasiliana, la complessa struttura narrativa si articola in dieci sezioni, ciascuna delle quali divisa in tre parti, dedicate ad ognuna delle tre voci di cui il testo si compone, secondo una logica di simmetria cronologica.
Il canovaccio srotola e intreccia tre fili narrativi in tre epoche diverse, presentando Milo, nostro contemporaneo, Neil Kerrigan, il nonno irlandese della sua famiglia adottiva, agli inizi del Novecento, e Awinita, madre di Milo, giovane prostituta indiana che lo abbandonerà alla nascita, a metà degli anni Cinquanta. La narrazione avanza a ritmo della capoeira per sottolineare che la vita è una lotta: ogni tappa coreografica ha un significato preciso che si accorda con il copione del film in preparazione.
Danse noire è scritto in francese con lunghi dialoghi in inglese, non proprio tradotti dalla scrittrice nel francese del Quebec, quanto riscritti, e che, posti in basso ad ogni pagina come sottotitoli di un film, ci permettono una più approfondita conoscenza dei personaggi. Un film o un romanzo, dunque?
Nancy Huston, Danse noire, Arles, Actes Sud, 2013.