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mardi, 16 février 2016 10:31

Vivere fino in fondo, Innocente, l’autobiografia di Depardieu

Written by 

depardieudi Paola Checcoli

Gerard Depardieu continua a scandalizzare e con l’ultima autobiografia, Innocent, uscita in Francia il 18 novembre 2015, lo fa parlando di sé e delle sue opinioni.

Inizia in intimità, scrive degli amici e passa subito a raccontare di cinema, molto di quello italiano. Poi ha voglia di dire quello che pensa sulla politica, i media, le religioni (anche sull’Islam, al quale si era convertito dopo un concerto di Oum Kalthoum), la Francia e la Russia, l’Illuminismo e la guerra d’Algeria (dove, come ribadisce in un’intervista a Le Figaro, i francesi si sono comportati “in maniera schifosa”) ecc... non risparmia nessuno. Sa giocare con lingua, coi registri e le espressioni, ne dosa le pause e i ritmi, sa come produrre ironia e sceglie tra i pesi semantici, e, fin dall’inizio, si capisce che vuole arrivare alla gente, ma mai impoverendo il parlato, bensì padroneggiando il linguaggio in tutte le sue sfumature.

Il successo di Innocent sta avvenendo in Francia grazie soprattutto agli inviti televisivi dell’attore, agli articoli sui settimanali e su alcuni quotidiani, e al passaparola anche nei blog che lo definiscono un libro da leggere d’un fiato.

Attraverso Innocent ci costruiamo l’immagine di una vita divorata, durante la quale l’attore francese ha fatto dimora non solo mondana nel cinema e altrove.

L’autore dedica ovviamente lunghe pagine alla sua discussa amicizia con Putin, ma sono le argomentazioni su molte questioni a essere totalmente in grado di suscitare riflessioni e affascinare anche il lettore più diffidente.

Scandaloso infatti da sempre (come quando nel ’76 in L’ultima donna di Ferreri recitò completamente nudo), Depardieu esprime in Innocent una forza che è prima di tutto umana: l’onestà, così è come nel ritratto della foto sulla copertina dove, in piedi, dietro un tavolo, posa nudo, leggermente ironico.

L’autore giunge inoltre a svelare le fragilità che l’accompagnano, i vuoti interiori incolmabili, la generosità insaziabile, la capacità d’intuizione negli altri.

Innocent potrebbe sembrare un libro da grandi vendite, da marketing facile, invece è materiale più delicato. È un libro scorretto e contraddittorio, forse rischioso, per il quale serve il coraggio di mettersi in discussione e in gioco. In Italia sarà la casa editrice Clichy a pubblicarlo, in nome di un grande artista che fa delle propria vita parole da sbaragliare le certezze.

L’autobiografia dell’attore trasmette una grande forza, perché aldilà di tutte le discussioni che l’uomo e l’opera possono suscitare, ciò che più colpisce è la sua vitalità: in Innocent, Depardieu dice che è meglio vivere piuttosto che rinunciare, meglio fare casini, ma assumersene le responsabilità, piuttosto che avere paura di sbagliare. Però non dice mai di fare come lui. Eccetto una cosa: vivere fino in fondo la propria vita.

“Rivendico totalmente la mia stupidità e i miei casini. Perché c’è qualcosa di vero. Spesso solo gli idioti non ne fanno.

Io non so gestire. Seguo l’andare e, qualche volta, subisco l’amore verso la vita e verso gli altri. Quegli amori che, come diceva François Truffaut, sono gioia e sofferenza.

Non cerco di essere un santo. Non ho niente in contrario, ma fare i santi è faticoso. La vita di un santo è noiosa. Preferisco essere quello che sono. Continuare a essere chi sono.

Un innocente.”

Gerard Depardieu, Innocent, Paris, Cherche Midi, 2015.

 

 

Last modified on mardi, 16 février 2016 10:43

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