mardi, 25 février 2014 10:19

L'opacità creatrice

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miya articolodi Matteo Majorano

Questa settimana, condividiamo con voi due letture ed un film:  tre modi in cui l'illusione artistica sottrae la scena al primitivismo realistico.

*Philip Roth, La nostra gang, Torino, Einaudi, 2014 – perché la sola maniera efficace di utilizzare la materia politica in letteratura (e nell'arte) consiste nel renderla opaca, per mostrare che i comportamenti di una parte politica, spesso, non sono altro che forme della imperfezione, della contraddittorietà, della stupidità e, talvolta, della ferocia degli umani.

 

*Claudio Grattacaso, La linea di fondo, Roma, Nutrimenti, 2014 – perché attraverso la parabola della vita di un calciatore, mestiere da molti agognato e da tanti osannato, si può dipingere un affresco esemplare dell'umanità tutta, delle sue glorie e delle sue oscure miserie, della sua felicità nel precipitare dal successo al fallimento.

*Hayao Miyazaki, Si alza il vento, Studio Ghibli, 2013 – perché quest'ultimo e straordinario film di Miyazaki documenta in maniera compiuta l'autonomia artistica raggiunta da questo genere cinematografico, la sua perfezione formale, e, soprattutto, la capacità di esprimere l'esperienza umana in termini di una profondità e di una sensibilità, che fanno di quest'opera un paradigma artistico. Il verso di Valéry da cui è tratto il titolo del film si veste, in queste immagini, di nuova, coinvolgente, energia vitale.

Last modified on vendredi, 28 février 2014 11:45
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